Atlante delle Mappe Aragonesi. Antichi paesaggi cartografici del Mezzogiorno
Autori: a cura di Fernando La Greca, con studi di Vladimiro Valerio, Silvia Siniscalchi, Elio Manzi, Alfredo Franco, Vincenzo Aversano
Edizione: I
Anno edizione: 2023
Pagine: 264 p., formato 30 cm x 42 cm (Atlante), Copertina cartonata
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L’Atlante raccoglie una serie di carte realizzate nel Quattrocento (e poi ricopiate nel Settecento a Parigi a cura di Ferdinando Galiani), che raffigurano in dettaglio e con qualità topografica (in scale variabili da 1:50000 a 1:120000) vaste aree del Regno di Napoli (Basso Lazio, Campania, Basilicata, Puglia e Calabria). Sono carte note solo a pochi specialisti, riscoperte solo da circa trent’anni, e conservate nell’Archivio di Stato di Napoli e nella Bibliothèque Nationale de France a Parigi.
Il volume, di grande formato (A3), si apre con una serie di studi su queste carte, per circa 90 pagine. Gli studi sono di Fernando La Greca, Vladimiro Valerio, Alfredo Franco, Elio Manzi, Silvia Siniscalchi e Vincenzo Aversano, che provano a dipanare il mistero della loro realizzazione. Seguono oltre 150 pagine di tavole a colori, con tutte le Mappe Aragonesi finora note, con particolari ingranditi in modo da leggere facilmente le diverse migliaia di toponimi ivi presenti.
La ricchezza toponomastica di queste carte è straordinaria, e risultano di grande interesse per diversi studiosi: non solo cartografi, ma anche storici, geografi, antichisti, economisti, cultori di storia locale, e così via. Sulle carte sono raffigurati con il loro nome piccoli casali quasi sconosciuti, villaggi, città, castelli, fortezze, chiese, santuari, monasteri, grance. Vi sono i centri scomparsi della Magna Grecia, e città distrutte o in rovina. Inoltre troviamo templi, porti, strade, ponti, giardini, miniere, saline, opifici, torri costiere. Anche la parte fisica presenta una grande ricchezza di elementi: fiumi, sorgenti, laghi, isole, monti, promontori; essa presenta inoltre aspetti singolari, sia medievali sia apparentemente risalenti all’antichità classica.
Tutto ciò delinea un paesaggio che sembra corrispondere ad epoche lontane, per cui alcuni studiosi ipotizzano che queste carte possano essere derivazioni e copie di carte antichissime, forse da originali di età romana. Ma anche tenendo conto di modelli più antichi, esse furono probabilmente frutto di una straordinaria operazione scientifica, durata decenni, nel contesto della Napoli aragonese. Il sistema di raffigurazione adottato permette, tramite un reticolo di coordinate sovraimposte alle carte (lettere maiuscole in orizzontale, numeri in verticale, come negli atlanti moderni), di individuare con precisione i toponimi e il quadrante all’interno del quale si trovano. In tal modo l’Atlante diventa un punto di riferimento per una efficace e condivisa consultazione da parte degli studiosi.